Recentemente ho avuto modo di confrontarmi con imprenditori e selezionatori del personale sul tema delle esperienze che rendono un curriculum variegato e, per certi aspetti, diversificato. Ne è emerso che la tendenza diffusa è quella di considerare "poco affidabile" o troppo incline al cambiamento chi, nell'arco della propria vita professionale, ha voluto (o dovuto) cambiare lavoro diverse volte.
Si tende sempre a guardare il bicchiere mezzo vuoto e a non ritenere come elemento valorizzante nella crescita di un libero professionista (o di un lavoratore dipendente), l'aver maturato esperienze, anche brevi, in contesti magari differenti da quello per cui ci si è proposti.
Perchè?
Perchè non si può porre l'accento sui risultati conseguiti e sulle motivazioni che hanno portato quell'individuo a costruirsi proprio un certo percorso, anzichè un altro (magari apparentemente più stabile, ma meno arricchente dal punto di vista delle competenze e delle soft skill)?
Perchè si deve vivere con la paura che quel nuovo collaboratore potrebbe lasciarci dopo pochi mesi o anni?
E se ciò dovesse avvenire, non possiamo accettarre che un lavoratore abbia il diritto di scegliere? Eventualmente anche di lasciarci per andare a vivere nuove esperienze?
Perchè non possiamo semplicemente ammettere che, forse, la nostra proposta non era in linea con le sue aspettative?
O che semplicemente non tutti i matrimoni sono destinati a durare "finchè morte non ci separi"?
Come aziende, perchè dobbiamo sempre vedere la colpa ed il male nel prossimo, senza mai farci una seria analisi di coscienza e riconoscere che, forse, anche noi, abbiamo le nostre mancanze?
Certo, avere 25 anni e già 10 esperienze (magari tutte di basso profilo e breve durata), può non essere un tratto distintivo positivo, ma una maggiore indagine sulla storia del candidato e sulle reali motivazioni che lo abbiano portato ad avere quel curriculum così "sfaccettato", può permetterci di ottenere un quadro più veritiero e comprendere se i punti di forza del nostro interlocutore sono quelli che stiamo effettivamente ricercando per una determinata posizione.
Un 40enne, invece, con 15 (o più) anni di esperienza alle spalle e magari anch'egli una decina di mansioni, svolte in contesti vari, magari anche in altre Nazioni, potrebbe avere flessibilità, apertura mentale e predisposzione al problem solving, in grado di fare la differenza.
Dopotutto chissà...magari l'undicesima esperienza potrebbe essere proprio con noi e potrebbe anche essere la sua esperienza definitiva. La più importante. L'approdo ultimo e definitivo di un percorso di ricerca. Sia per il candidato che per noi...