Per parecchio tempo, ogni volta che accedevo ad Instagram, mi capitava di ritrovarmi video di tizi che, con fare entusiasta, raccontavano i cibi gustosi che erano andati a provare, pubblicizzando ristoranti e location varie. Tanti sorrisi, una gioia smodata, nessuna critica, nessun appunto, nessuna domanda allo chef... Puri spot "mordi e fuggi".
Benvenuti nel mondo degli "influencer": prezzolati personaggi, quasi sempre senza arte nè parte, che si autoergono a pubblicitari, vendendo alla loro community (ma anche a tutti i malcapitati a cui l'algoritmo ha deciso di mostrare i contenuti) esperienze spesso ben lontane dalla realtà.
Lontane per lo meno per un paio di aspetti cruciali: nessuno di noi andrebbe a mangiare tutte quelle cose, tutte insieme, in una sola volta e, soprattutto...senza pagare! Si perchè questo è un altro aspetto fondamentale dei cosiddetti "influencer": si offendono se li chiami "scrocconi", ma 90 volte su 100... agiscono esattamente come tali.
Al di là di questo aspetto, però, il punto maggiormente meritevole di un approfondimento è quello dell'assoluta mancanza di un vero valore aggiunto per la community che li segue. Generalmente, infatti, nei brevi video d'impatto che vengono realizzati, non vi è mai una critica, un aspetto migliorabile o, semplicemente...un conto pagato da mostrare. Fosse anche, semplicemente, per dare un'idea di quanto costi mangiare in quello specifico ristorante.
Tuttavia, questo genere di soggetti, ci offre oggi lo spunto per una riflessione che parte da alcune, semplici domande: perchè in tanti (sia lato creator, che lato clienti) sentono la necessità di iniziare a creare questo tipo di contenuti? Cosa spinge persone, quasi sempre senza competenze specifiche, a cercare di mettere in piedi una sorta di community che si leghi in qualche modo a loro?
Semplice vanagloria?
Voglia di mettersi in mostra?
Desiderio di lasciare il proprio lavoro e poter vivere della propria fantasia/passione?
Oppure c'è solo la pulsione di ricevere prodotti o inviti a pranzi e cene, senza pagare?
Che siate influencer, anti-influencer o, come il sottoscritto, semplici osservatori critici ed analitici della realtà, c'è un aspetto su cui vi voglio invitare a riflettere: l'importanza della creazione di una community.
Infatti, la maggior parte dei soggetti che tanto si danno da fare per creare una community interessata a ciò che loro fanno o hanno da dire, generalmente ha poi l'obiettivo di arrivare ad avere numeri importanti di follower, da poter mostrare alle aziende e ai potenziali clienti, in maniera tale da ingolosirli per sviluppare collaborazioni.
Si va, quindi, a lavorare per creare una community...da commercializzare! L'obiettivo è quello di vendere la propria community a potenziali realtà che potrebbero essere interessate a raggiungere quello specifico target di clienti.
Diverso è, invece, l'approccio, portato avanti da chi più che un influencer, da veri e propri consulenti o dalle aziende, che creano contenuti con i quali mostrare i propri servizi o propri prodotti, con l'obiettivo di vendersi alla propria community.
Quando si parla di personal brand sui social, dunque, bisogna capire qual è l'obiettivo:
1) diventare un influencer (sviluppare una community a cui poi vendere un prodotto/servizio, facendo pubblicità);
2) sviluppare una community di potenziali clienti a cui vendere il proprio prodotto/servizio.
Nella prima categoria troviamo moltissimi personaggi legati, ad esempio, al mondo del fashion e del beauty. Nella seconda, invece, aziende e consulenti di svariati ambiti (dalla salute, al legale, passando per il trading, lo sport, cibo, vino, etc...).
Quale che sia la strada che si intenda intraprendere, è fondamentale creare il proprio valore distintivo, perchè bisogna riuscire a farsi percepire come diversi da tutti gli altri.
Del resto, perchè i nostri potenziali clienti dovrebbero venire proprio da noi anzichè da qualcun altro?
Il punto di partenza è quello di costruire e sviluppare i propri valori distintivi, curando un personal branding coerente con il proprio tono di voce e con il cliente che si desidera raggiungere. Un brand è qualcosa di intangibile, che ha un valore (finanziario e consumer based) da aumentare, per cui focalizzarsi su un aspetto e rendersi fortemente riconoscibili per tale aspetto dalla propria community diviene un elemento assolutamente imprescindibile.
Inoltre, è bene ricordare anche l'importanza di diversificare canali e tipologia di contenuti, per intercettare un maggior numero di prospect. Per farla breve: limitarsi ad Instagram o a TikTok, può non essere la strategia migliore, specie se si vuole lavorare su una visibilità che non sia solo a breve termine. Così come non è male sfruttare anche altri tipi di linguaggi, come ad esempio, i cari vecchi articoli.
Insomma, che si voglia vendere alla propria community, o vendere la propria community, lasciati supportare da chi ha esperienza e competenze per costruire una strategia a lungo termine, con cui valorizzare veramente le tue unicità.