Stiamo vivendo (ormai da qualche anno) in un’epoca meravigliosa: un’epoca in cui studiare e acquisire competenze sembra un vezzo d’altri tempi, una perdita di tempo, se non addirittura un errore... Perché oggi il successo non si costruisce con il duro lavoro, con la dedizione allo studio e attraverso lo sviluppo di conoscenze solide. Macché...! Oggi basta uno smartphone, una ring light e un filtro giusto per convincere il mondo di essere esperti di qualsiasi cosa: cibo, vino, lusso, arte, biochimica o ingegneria nucleare, se serve...
È il grande bluff degli influencer: forma senza sostanza.
Ci troviamo davanti a personaggi che, con una caption scopiazzata da Wikipedia (o scritta per loro dall'AI) e un paio di foto ben patinate, si spacciano per autorevoli, senza sapere distinguere un metodo Charmat da un Franciacorta. Ma...hey!...hanno milioni di follower (veri?comprati? Chissà!), quindi un ristorante, un hotel o una cantina dovrebbero ritenersi onorati di pagarli per poter loro regalare cene, bottiglie e soggiorni da sogno. Perché? Per un Reel montato su CapCut, magari con un bel sottofondo reggaeton.
E la cosa più tremenda è che funziona!
Funziona perché il pubblico è pigro e chi non ha strumenti per distinguere un vero professionista da un cialtrone finisce per lasciarsi abbindolare o credere che con i consigli del guru di turno, diveneterà ricco investendo in cripto. Nella maggior parte dei casi, funziona perché le aziende, accecate dal miraggio della viralità, pagano fior di quattrini per essere inserite in una “TOP 10 MIGLIORI RISTORANTI DEL MONDO” stilata da un ventenne con un feed color pastello e zero esperienza nel settore.
E sono le stesse aziende che poi, quando viene proposto loro un investimento in un vero piano di comunicazione, o un'intervista televisiva storcono il naso: "Ma come? Bisogna pagare?!?" Sembra quasi che sia solo il loro lavoro a meritare un compenso e che tutto il mondo debba lavorare gratis per promuoverli... “Ah no, ci spiace, ma per un’intervista televisiva, un articolo su un giornale serio o una strategia ben costruita non abbiamo budget.” Strano, perché per regalare soldi a influencer improvvisati, quelli sì che si trovano...!
Ma chiariamo una cosa: la visibilità vera, quella che conta, non è un reel con tre transition alla TikTok o un post su Instagram. È frutto di relazioni costruite negli anni, di esperienza, di credibilità. E sì, anche di investimenti, perché chi pensa di finire in televisione per grazia ricevuta senza mettere mano al portafoglio… beh, è il fratello ingenuo di chi pensa di dimagrire mangiando carbonara.
Alla fine, il pubblico impara (o imparerà) a distinguere, scegliere, premiare il contenuto e ignorare i cialtroni esaltati. Perché le competenze non si comprano su Amazon, e il rispetto non si guadagna con i filtri vintage e i video montati ad arte...