Da oltre due anni e mezzo mi muovo nel mondo dell’HoReCa ed in particolar modo in quello legato alla distribuzione di superalcolici.
Un mondo per molti versi stimolante ed anche divertente, seppur molto stressante e competitivo.
Un mondo in cui ho imparato diverse lezioni, a partire da quella, solo apparentemente semplice, che siamo tutti soggetti a classificazioni: i locali, i grossisti, le zone…
Se, per esempio, si tende a catalogare la maggior parte dei locali con cui lavorare sulla base dei volumi di prodotti consumati annualmente (o nella stagione), vi sono poi realtà che vengono viste in maniera differente, slegata in senso stretto dai volumi sviluppati.
Sono i cosiddetti locali “Reserve”: ristoranti stellati, cocktail bar particolarmente prestigiosi, che fanno tendenza nel settore, locali posti in luoghi belli o lussuosi. Si tratta spesso di situazioni in cui generalmente il livello di prodotti è Premium, che consumano svariate bottiglie di Dom Perignon, Krug, Crystal, etc… e dove un po’ tutte le aziende importanti del mondo spirits desiderano essere presenti.
Per tal motivo, spesso vengono previsti investimenti anche molto forti, non strettamente collegati alle quantità di prodotto consumate.
Sono locali in cui si potrebbe intercettare una velina, un calciatore, un influencer, un vip, se non addirittura qualche importante imprenditore o politico.
Magari ci sono locali che fanno un ottimo lavoro, sia dal punto di vista della qualità dei prodotti utilizzati che della quantità di volumi sviluppati, ma che, semplicemente perché non si trovano a Milano, Roma, Napoli, Puglia o Sardegna (giusto per citare alcune località dove si trovano molti locali di questo livello), difficilmente potranno mai ambire a divenire “Reserve”.
Tutto ciò, mi ha portato ad una riflessione: non importa quanto consumi e che tipo di lavoro fai, se non sei nel “posto giusto”, non sarai mai un “Reserve”.
Questa lezione, mi ha fatto partire una serie di considerazioni e domande: “E se fosse così anche per le persone? Se non bastasse esser bravi, fare un ottimo lavoro e dare sempre il massimo per vedere i propri sforzi ripagati e poter essere dei “Reseve”?”
Dal punto di vista imprenditoriale, è ovvio che ci siano contesti dove sia più facile riuscire a trovare i contatti giusti o avere successo nel business. Dal punto di vista meramente lavorativo, ci sono città in Italia o nazioni che offrono maggiori opportunità.
Non basta esser bravi: è il contesto, molto spesso, che fa la differenza tra il successo ed il fallimento, tra un’opportunità da cogliere e situazioni da dover accettare, anche al di sotto delle nostre capacità ed ambizioni.
Quindi, se attualmente non sei dove credi che sarebbe giusto che tu fossi, non prendertela troppo: continua a studiare e lavorare duro, ma prendi anche in considerazione il fatto che il tuo (mancato) successo potrebbe anche dipendere semplicemente da dove ti trovi.
Forse è solo il contesto che non è quello giusto… A livello geografico, culturale, sociale. A questo punto, che fare?